Focus on Seafuture 2023: il Workshop Cluster marini e marittimi italiani e portoghesi con Federazione del Mare

L’8 giugno, nell’ambito di Seafuture 2023, si è tenuto il Workshop Cluster marini e marittimi italiani e portoghesi: buone pratiche e scambio di esperienze, organizzato da WestMed in collaborazione con i cluster marittimi italiani Cluster Big e Federazione e il cluster portoghese Forum Oceano.

Moderato da Leonardo Manzari, WestMED Assistance Mechanism – National Hub for Italy, l’evento ha visto la partecipazione di esperti provenienti dai cluster nazionali della Blue Economy in Italia e Portogallo che hanno condiviso i loro modelli ed esperienze in tutti gli aspetti rilevanti, con l’obiettivo di evidenziare le differenze e facilitare lo scambio di buone pratiche.

Daniele Bosio, Coordinatore degli affari marittimi del MAECI e Coordinatore nazionale di WestMED, nel suo intervento introduttivo ha evidenziato come le conseguenze della guerra in Ucraina e della pandemia stanno costringendo oggi l’industria europea ad accorciare le catene di approvvigionamento, riportando i centri di produzione in un contesto più vicino e in particolare nel Mediterraneo, con un inevitabile impatto sulla Blue Economy, soprattutto per quanto riguarda la logistica dei porti e delle flotte. Gli investimenti per la modernizzazione dei porti italiani resi possibili dal programma Next Generation dell’UE rafforzeranno questo sviluppo e la spinta verso la decarbonizzazione sta anche incoraggiando piani di investimento a lungo termine passando dall’utilizzo del gas naturale liquefatto (LNG) o di altre soluzioni come l’ammoniaca, metanolo e idrogeno a combustibili prodotti da fonti sostenibili. Purtroppo, nel Mediterraneo è ancora inadeguata la capacità di sfruttare in modo sostenibile risorse emergenti che rappresentano altrettante opportunità di crescita e occupazione blu, come ad esempio la biodiversità e le biotecnologie marine, il turismo costiero sostenibile, la produzione di energia rinnovabile dal mare. In questo contesto, la cooperazione internazionale e regionale è essenziale. L’Unione Europea, l’UpM e il WestMED sono fondamentali per facilitare i progressi in questi settori a livello dell’intero Mediterraneo. Non esiste un livello massimo di cooperazione tra gli Stati. In questo senso, l’Unione Europea rappresenta lo strumento sovranazionale più efficace per catalizzare e moltiplicare le forze dei suoi membri e per estendere la sua portata e la sua capacità di attrazione ai partner, soprattutto nel Mediterraneo.

Ruben Eiras, Segretario Generale di Forum Oceano, ha innanzitutto puntualizzato la differenza tra marino e marittimo: il primo riferito agli aspetti legati alla biologia dei mari e il secondo a quelli industriali. Oggi la Ue sta innovando il concetto della blu economy con politiche integrate che riguardano sia le acque di laghi e fiumi che quelle dei mari e degli oceani soprattutto dal punto di vista ambientale dato che spesso l’inquinamento dei mari proviene proprio dalle acque interne. Peraltro, data la complessità del problema abbiamo bisogno anche di attività trasversali tra tutti gli stakeholder della blu economy utilizzando anche le tecnologie disponibili per preservare la salute dei mari. A tal fine è molto importante poter contare su un ministero del Mare in grado di interagire in modo integrato con tutti gli altri ministeri mettendo insieme le competenze variegate di ognuno. Un altro fattore determinante riguarda l’aspetto finanziario: gli investimenti, privati e pubblici, sono infatti indispensabili per alimentare l’eco sistema e avviare nuove politiche Il cluster marittimo portoghese guarda con grande attenzione all’Italia che ha un ruolo molto importante per l’economia blu: la sinergia tra i cluster marittimi di questi Paesi, che hanno molte caratteristiche simili, è quindi molto importante e con il dialogo e la cooperazione sarà certamente possibile superare anche le differenze che li dividono con vantaggi certi per la blue economy. 

Il presidente Mario Mattioli ha ricordato che la Federazione del Mare raccoglie al suo interno varie associazioni che si occupano di blu economy a 360gradi: cantieristica, trasporti, pesca, diporto, terminalisti, agenti e spedizionieri ed anche servizi dei porti e d enti di ricerca assicurazioni, diritto marittimo e formazione. La Federazione oltre ad essere un cluster ampio che copre tutte le categorie della blu economy è aperto alle istituzioni italiane (MAECI, MIT, Ministero per le politiche del mare, Guardia Costiera e Marina Militare) con le quali il dialogo è costante nella piena consapevolezza che solo la sinergia di tutte le parti possa portare a risultati per il bene comune. Del resto, il contributo dell’economia del mare in Italia è notevole: 220.000 società che occupano quasi 1 milione di addetti, con un fatturato di circa 150 miliardi di euro l’anno pari al 9,9% del PIL nazionale. La recente istituzione del Ministero delle politiche del Mare risponde all’esigenza più volte manifestata dalla Federazione e i recenti incontri con tutte le categorie della blu economy organizzati nell’ambito del CIPOM per assicurare il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici del primo “Piano del Mare” sono sicuramente un segnale molto importante. La FdM è anche molto impegnata per ampliare la diffusione della cultura marittima del Paese e lavora ormai da tempo in sinergia con Cluster Big che, come è noto, ha un forte legame con il mondo della ricerca e dell’università. A cominciare dalla decarbonizzazione del settore sono molte le sfide da affrontare e solo utilizzando tutti gli strumenti disponibili e le innovazioni che continuamente vengono introdotte sarà possibile migliorare sempre più la blue economy a beneficio dei cluster e quindi dell’intero Paese. 

Il Presidente Giovanni Caprino, ha ricordato che Cluster BIG è nato pochi anni fa ed è cresciuto in maniera esponenziale, avendo come missione quella di creare interazioni costruttive tra impresa, ricerca, istituzioni locali e regionali. Cluster Big rappresenta un ampio gruppo di Università e la totalità degli Enti Pubblici di Ricerca che a vario titolo si occupano di mare, mentre il fronte industriale vede la presenza diretta di molti player di primo piano (nazionali e internazionali), alcuni dei quali aderenti anche alla Federazione del Mare, e con una vasta presenza di PMI e di aggregazioni territoriali, che svolgono anche un ruolo indispensabile di collegamento con le Regioni. Per tale motivo sono fondamentali le connessioni sinergiche che il Cluster BIG ha implementato con i cluster europei, specialmente del Mediterraneo, anche al fine di diffondere la cultura marittima e far conoscere ancora più diffusamente alcuni comparti del made in Italy spesso poco noti nonostante siano delle eccellenze a livello mondiale, come la costruzione di navi da crociera, navi militari ed anche da diporto, attività che creano enormi benefici per il territorio, particolarmente in termini di occupazione.

Dopo la tavola rotonda che dedicata alle differenze e alla reciproca influenza tra i modelli di management italiano e portoghese che ha visto gli interventi Gonçalo Faria (Hub Azul Portugal), Rita Sousa (FABER),- Fabio Fava (EU MISSION “Restore our Ocean and Waters” – Lighthouse for the Mediterranean), Alessandro Iafrati (CNR Institute of Marine Engineering, Sustainable Blue Economy Partnership), l’evento si è concluso con gli interventi di Marisa Silva,Direttore Generale del Ministero del Mare portoghese, e di Luca Salamone, Capo Struttura di missione per le Politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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