Per la rubrica “I NOSTRI SOCI” intervistiamo Stefania Valentini, coordinatrice dell’Ufficio di Rappresentanza di FEDERPESCA presso le Istituzioni Europee, Membro del Consiglio Direttivo di Cluster Big e operante nell’area tematica RISORSE BIOTICHE MARINE.
1. Di cosa si occupa la sua organizzazione, relativamente all’Economia del mare?

FEDERPESCA è la federazione nazionale delle imprese della pesca, nata nel 1961 e associata a Confindustria. È la sigla più storica tra quelle che rappresentano il settore. Abbiamo festeggiato i sessant’anni, anche se in pieno periodo Covid, quindi con qualche difficoltà.
FEDERPESCA tutela e promuove gli interessi del comparto della pesca professionale italiana, in particolare quella industriale. È un’associazione di categoria che da decenni partecipa attivamente alla vita istituzionale del Paese, con un dialogo continuo e costruttivo con il Parlamento.
Personalmente io coordino l’ufficio di Bruxelles e lì rappresento gli interessi del settore presso le istituzioni europee. È fondamentale ricordare che pesca e acquacoltura, insieme all’agricoltura, sono settori esclusivamente regolati dall’Unione Europea.
Un aspetto distintivo di FEDERPESCA è che è l’unica organizzazione che negozia e stipula il contratto collettivo di lavoro per i marittimi imbarcati sulle navi da pesca. È un elemento di grande importanza che sottolinea la complessità e la specificità del settore.
Gli associati di FEDERPESCA, circa 1.900 imprese, si distinguono dalla pesca artigianale: parliamo di pesca professionale, e si tratta di quella che viene chiamata “grande pesca”, operante soprattutto nel Mediterraneo e, in misura minore, in ambito oceanico. Purtroppo, la pesca oceanica ha subito una forte contrazione nel tempo, ma la pesca professionale rappresenta comunque, insieme alla piccola pesca, circa il 3% del PIL nazionale.
2. Quali sono le principali sfide e opportunità che intravede per l’economia del mare italiana e in particolare per il suo settore?
Il settore della pesca, oltre a rappresentare circa il 3% del PIL del nostro Paese, è un comparto trasversale all’economia del mare.
Ci tengo a dire che non bisogna soffermarsi solo sull’attività di pesca in mare: la filiera ittica oggi è un processo complesso che tocca tantissimi altri pilastri che vanno dalla produzione, quindi dall’attività in mare, all’attrezzatura delle imbarcazioni per una pesca selettiva e sostenibile, fino all’efficienza energetica, che serve anche ad abbattere i costi per le imprese.
È imperativo, inoltre, garantire la sicurezza a bordo, assicurando condizioni di lavoro conformi alle normative vigenti e rispettose dei diritti dei marittimi. In questo contesto, la cantieristica riveste un ruolo cruciale: è necessario sviluppare imbarcazioni moderne e sicure che soddisfino le nuove esigenze. Questo legame tra pesca e cantieristica navale è quindi fondamentale.
Poi ci sono le energie rinnovabili marine, la valorizzazione della qualità del pescato e tutto il processo di filiera. Parliamo di sfide importanti, ma anche di grandi opportunità per rilanciare un settore oggi in crisi, ma che può diventare all’avanguardia rispetto ad altri comparti.
Penso poi anche al turismo costiero: la qualità del pescato incide tantissimo sullo sviluppo delle comunità locali. L’Italia ha circa 8.000 chilometri di costa, con una presenza fortissima e diversificata di piccole marinerie e borghi marinari. Quindi una pesca sostenibile, che rispetta l’ambiente e promuove lo sviluppo economico, ha un impatto enorme.
3. In questo contesto quale può essere il principale contributo di BIG?
In questo contesto, il contributo del BIG per noi è fondamentale. Come dicevo, il settore della pesca e dell’acquacoltura è trasversale a tutti gli altri segmenti: dalla cantieristica alle risorse abiotiche, dalla robotica marina alle energie rinnovabili, fino al turismo costiero.
E poi c’è una traiettoria trasversale importantissima che è quella delle competenze: lo sviluppo delle expertise nel settore della pesca e dell’acquacoltura.
E il BIG, per sua natura, valorizza proprio questo: rappresenta uno scenario che abbraccia la pesca non solo a livello nazionale ma anche europeo, e in prospettiva, anche extraeuropeo.
Il BIG per noi è uno strumento prezioso, è la chiave che ci permette di rafforzare questa visione trasversale. È un cluster marittimo che tiene insieme tutte le traiettorie della Blue Economy e FEDERPESCA è parte integrante di questo processo.
Mi permetto di dirlo con un pizzico di orgoglio: senza FEDERPESCA, e quindi senza una rappresentanza forte del mondo della pesca e dell’acquacoltura, anche il BIG sarebbe un po’ più fragile. Gli mancherebbe una gamba, diciamo così.
4. Quale contributo ritiene che la sua organizzazione possa offrire all’interno di BIG? E, al contempo, come si aspetta che BIG valorizzi il suo contributo per affrontare le sfide e cogliere le opportunità?
Quello che FEDERPESCA ha fatto in questi anni è proprio questo: ha creduto subito nel Cluster BIG, tanto da essere tra i suoi soci fondatori.
Fin dall’inizio abbiamo portato avanti con forza le istanze legate alle risorse biotiche, alla sostenibilità ambientale, alla conservazione degli stock ittici e al sostegno per una pesca più selettiva e sostenibile, verso un equilibro che veda per il settore un supporto strategico a favore dello sviluppo economico e il miglioramento delle politiche sociali per il comparto.
Il Cluster BIG, per sua natura, ha una missione legata al trasferimento tecnologico, all’innovazione, alla ricerca. E proprio per questo FEDERPESCA vede nel BIG un interlocutore strategico.
Il settore della pesca è oggi in crisi: la flotta si è dimezzata, la regolamentazione europea è sempre più stringente, i costi di produzione sono molto alti e c’è un percorso di transizione ecologica sempre più spinto, giustamente voluto dall’Europa, che porta verso il Green Deal e la sostenibilità ambientale.
In questo scenario, il BIG è per noi un alleato vero: perché la crisi del settore si può superare solo con un matrimonio vero tra pesca, innovazione, ricerca e trasferimento tecnologico. Non andremo da nessuna parte se non troviamo nel mondo scientifico delle soluzioni concrete. La pesca non può farcela da sola: ha bisogno di cooperazione, sinergia e alleanze.
La ricerca e l’innovazione sono i nostri migliori alleati. E il Cluster BIG, per sua natura, li rappresenta in pieno.
Breve Bio

Delegata da Federpesca, quale membro associato del cluster Big, collabora alle attività del Cluster fin dalla sua costituzione.
Dal 2010 coordina l’Ufficio di Rappresentanza di Federpesca – Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca – presso le Istituzioni Europee, in qualità di Esperta di politiche e Strategie europee curando le relazioni istituzionali per conto del comparto della pesca presso le Istituzioni Europee nell’ambito della Politica Comune della Pesca (PCP) e dell’attuale Programmazione 2021-2027 del FEAMPA.