Lunedi 3 luglio il Darwin-Dohrn Museum di Napoli ha ospitato il Workshop “Sedimenti marino-costieri: gestione e valorizzazione della risorsa”, organizzato dal Cluster Tecnologico Nazionale Blue Italian Growth in collaborazione con il Bioscience Research Center (BsRC).
Finalizzato all’analisi ed all’approfondimento di una tematica di grande attualità ed interesse per tutti coloro che operano nel campo dell’economia blu sostenibile nel nostro Paese, la gestione e mobilizzazione dei sedimenti marino-costieri e fluviali, il workshop ha presentato contributi provenienti sia dal mondo scientifico, sia dal mondo imprenditoriale, sia dall’ambito istituzionale.
La giornata, aperta dal presidente del Cluster BIG, Ing. Giovanni Caprino, e dalla Prof.ssa Monia Renzi, Docente di ecologia ed ecotossicologia dell’Università di Trieste, si è articolata con una serie di interventi ad invito e tre tavole rotonde tematiche per la discussione di aspetti specifici inerenti le caratteristiche proprie dei sedimenti marino-costieri, le principali problematiche legate alla loro gestione e le prospettive per l’ottimizzazione degli interventi. I sedimenti sono infatti una risorsa importante nel contesto della blue economy che si deve cercare di valorizzare.
Gli interventi in ambito marino costiero sono normati dal D.M. del 24 gennaio 1996 che disciplina la posa di cavi e condotte e dal D.M. 173/2016 finalizzato alle movimentazioni in ambito portuale e marino-costiero sia inerente al dragaggio che al ripascimento degli arenili in regressione. Rappresentano delle peculiarità le aree interne ai siti di bonifica di interesse nazionale (SIN) o Regionale (SIR), disciplinati dal D.M. 172/2016, le aree lagunari e fluviali disciplinate, invece, da normative specifiche in base al contesto.
I contributi della mattina hanno focalizzato l’attenzione sulla Progettazione e realizzazione di cavi marini. L’Ing. Francesca Massara, Head of Environment Permitting & Land acquisition, ha trattato l’esperienza di TERNA. Struttura proprietaria della rete di trasmissione nazionale italiana dell’elettricità in alta e altissima tensione, maggiore operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa, TERNA valorizza gli investimenti sostenuti in survey e monitoraggi utilizzando i dati raccolti per contribuire ad implementare una maggiore conoscenza dell’ecosistema marino garantendone la protezione e minimizzando gli impatti delle opere. L’auspicio è quello che si possa, anche valorizzando i dati acquisiti negli scorsi monitoraggi, strutturare un tavolo multidisciplinare finalizzato anche all’analisi degli ultimi 10 anni di monitoraggi ambientali e degli effetti ambientali della posa dei cavi, nell’ottica della condivisione di linee guida specifiche finalizzate ai monitoraggi ambientali mirati ed efficaci. Nel corso della mattinata, alcuni risultati ottenuti dai monitoraggi condotti da CoNISMA sugli effetti delle opere di posa dei cavi sottomarini sulle biocenosi di fondo sono stati presentati dal Prof. Roberto Sandulli, Docente di Zoologia, Università di Napoli Parthenope.
L’Ing. Enrico Pribaz e l’Ing. Ilaria Lotti, Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale Livorno, hanno esposto l’applicazione del D.M. 173/2016 alla realizzazione di grandi opere di ingegneria marittima. La Piattaforma Europa, con uno sviluppo lineare di circa 4 km per la diga foranea nord e vasche di colmata per una superficie di circa 130 ha, è un’opera che, per dimensioni, ha sollevato problematiche applicative e di controllo qualità importanti in tutte le fasi di sviluppo dalla progettazione alla realizzazione delle caratterizzazioni necessarie per portare a buon fine l’iter autorizzativo.
L’ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale rappresenta la memoria storica dell’applicazione del D.M. 173/2016 sul territorio nazionale e, come coordinatore dell’Osservatorio Esperto al D.M. 173/16, il Dott. David Pellegrini, ha esposto in sintesi le principali attività dell’osservatorio esperto sottolineandone i principali risultati conseguiti.
Il Dott. Matteo Oliva del CIBM-Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata “G. Bacci”, ha parlato dell’impatto dell’acquacoltura sulla qualità dei sedimenti marini, sottolineando quali aspetti necessitino di essere attenzionati per l’ottimizzazione di linee guida e protocolli specifici da applicare al monitoraggio di queste attività, oggi in fase di grande sviluppo economico.
Il Prof. Antonio Terlizzi, Direttore del Dipartimento EMI, Stazione Zoologica A. Dohrn, ha trattato un caso di grande interesse economico e sociale oltreché di grande complessità: la gestione dei detriti alluvionali di Casamicciola-Isola d’Ischia, mentre l’Ing. Pierpaolo Campostrini, Direttore Generale CORILA, ha parlato di un’altro caso esemplare in materia di gestione dei sedimenti: la laguna di Venezia. Gli interventi in programma al mattino sono stati chiusi dal Prof. Francesco Regoli, Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università Politecnica delle Marche, con un talk sull’applicazione dell’approccio Weight of Evidence nel monitoraggio ambientale e nella classificazione del rischio in ambiente marino.
La giornata è ripresa nel pomeriggio con la plenary lecture del Prof. Ferdinando Boero, Presidente della Fondazione A. Dohrn, struttura che ha ospitato il workshop, che ha trattato una tematica poco attenzionata ma di enorme impatto potenziale, quella delle banche di semi del plancton nei sedimenti marini. Il Prof. Boero ha sottolineato come la movimentazione dei sedimenti in presenza di forme di resistenza possa, in condizioni ambientali favorevoli, innescare possibili proliferazioni microalgali. In seguito si sono tenute le tavole rotonde tematiche alle quali hanno partecipato portatori di interesse delle imprese, degli Enti di normazione e controllo, associazioni e consorzi di categoria e organismi o strutture di ricerca scientifica. In particolare, durante la tavola rotonda sulla realizzazione delle opere in mare e la gestione dei sedimenti, l’Ing. Stefano Cucco, Direttore tecnico de La Dragaggi, ha parlato delle esperienze pratiche e delle principali criticità che le imprese di dragaggio incontrano durante gli interventi di movimentazione e monitoraggio ambientale; il Prof. Marco Pellegrini, Ricercatore di Impianti Industriali Meccanici, Università di Bologna e l’Ing. Nicola Mondelli, referente della Rossetti Marino, hanno illustrato un brevetto sviluppato per la gestione dei sedimenti in ambito portuale che, prevedendo l’utilizzo di eiettori al posto della draga, non richiede la sospensione del traffico marittimo nella zona interessata così come anche la necessità di seguire complessi iter autorizzativi, mentre Tonino Giardini, Delegato Coldiretti, ha trattato dell’impatto delle opere di dragaggio sulle attività della pesca.
Al tavolo tematico relativo alle questioni aperte su aspetti di progettazione di interventi e opere in mare il prof. Stefano Covelli, docente di geologia dell’Università di Trieste, il Prof. Paolo De Girolamo, Docente di Costruzioni Marittime dell’Università di Roma, la Sapienza, hanno animato un ampio dibattito focalizzando la discussione anche su aspetti relativi ad esperienze nell’ambito delle costruzioni marittime. L’Ing. Marittimo Alberto Marconi e l’Ing. Marittimo Barbara Doronzo di Acquatecno srl hanno focalizzato aspetti relativi all’importanza del progetto della maglia di caratterizzazione delle aree di dragaggio e della rappresentatività dello stesso rispetto al volume complessivo del materiale da sottoporre ad escavo; il Dott. Iacopo Tinti, Amministratore di Envitech srl, ha parlato delle applicazioni della normativa e delle principali problematiche dei monitoraggi ambientali delle opere marittime, sottolineando la necessità di superare l’approccio focalizzato al controllo della sola torbidità come indicatore di impatto dell’intervento; infine, l’Ing. Alberto Rosset Consulente ambientale di ASTRA snc, ha trattato in dettaglio le problematiche applicative nella realizzazione delle opere sottolineando l’importanza della definizione dei valori soglia locali L1 e L2 per metalli e metalloidi che, in alcune aree geografiche specifiche, possono avere livelli di base significativamente maggiori di quanto previsto su media nazionale dal D.M. 173/2016.
La tavola rotonda dedicata alla ricerca scientifica sulla materia, moderata dalla Prof.ssa Monia Renzi, Docente di Ecologia ed ecotossicologia, Università di Trieste, ha affrontato con l’ausilio di esempi, casi-studio e spunti per ricerca, approfondimento e discussione, i fattori interferenti nelle classificazioni di rischio dei sedimenti e le possibili misure di mitigazione, argomento esposto dalla Dott.ssa Francesca Provenza e da Serena Anselmi, rispettivamente responsabile di laboratorio e responsabile della qualità del centro ricerche BsRC. La Dott.ssa Milva Pepi, Ricercatore presso la Stazione Zoologica A. Dohrn, Fano Marine Centre, ha esposto i possibili interventi di tipo ingegneristico per il recupero di coste soggette a erosione e le attività di monitoraggio; il Prof. Pasquale Contestabile, Docente di Ingegneria Portuale e Impianti Idroelettrici, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, CoNISMa, ha trattato aspetti tecnici e strategie di valorizzazione economica relativi alla gestione dei sedimenti fluvio-montani negli invasi artificiali, in ottica di riconnessione al continuum sedimentario costiero e per evidenziare la potenzialità di questi interrimenti a sopperire parte dei fabbisogni di apporti sulla costa; la Prof.ssa Agata Di Stefano, Docente di Geologia Marina, Università di Catania, ha esposto un caso studio sulla Plaja di Catania come applicazione dell’analisi e previsione delle variazioni delle linee di riva come strumenti di base per la gestione delle aree costiere. Ha concluso la tavola rotonda il Dott. Marco Masi, Dirigente, Tutela Acqua, Territorio e Costa Regione Toscana, con la presentazione dell’accordo di collaborazione interistituzionale finalizzato alla gestione delle anomalie geochimiche in Regione Toscana.
La giornata si è conclusa con un ampio e vivace dibattito tra i partecipanti, in sala e da remoto, sulle tematiche trattate e con l’impegno da parte del Cluster BIG, dato il grande interesse suscitato dagli argomenti affrontati e la loro importante ricaduta economica nell’ambito della blue economy, di promuovere la formazione di un working group tematico stabile sulla materia, che si adoperi tra le altre cose per la predisposizione di un documento organico e condiviso relativo ai principali risultati, spunti di riflessione e criticità emersi durante la giornata di lavoro, da veicolare ai portatori di interesse a vario titolo coinvolti.
Gabriella Gagliardi e Monia Renzi