RISORSE ABIOTICHE MARINE: ATTUALITÀ E PROSPETTIVE

A cura dell’ ING. GIANLUCA ZITTI

CTN BIG – NEWSLETTER SPECIAL ISSUE 1/2022

Nell’ambito delle attività calendarizzate dal Cluster-BIG, il 17 febbraio 2022 si è tenuto, in modalità telematica, il Workshop dal titolo “Risorse abiotiche marine: attualità e prospettive”, con lo scopo di fare il punto sugli attuali interessi progettuali, sia scientifici che di innovazione tecnologica, dei soci BIG interessati al mare come fonte di risorse abiotiche. Poiché gran parte del fabbisogno energetico nazionale proviene dalle fonti fossili estratte in mare, il settore in Italia è molto sviluppato e presenta importanti infrastrutture e stakeholder, anche di livello internazionale. Tale settore sarà protagonista nel prossimo futuro della transizione ecologica, fondata sull’approvvigionamento di materiali rari e sulla conversione delle infrastrutture verso fonti di energie rinnovabili. In questo contesto, il mare costituisce un ambiente ricco di asset e risorse: i fondali marini sono ancora quasi completamente inesplorati e potenzialmente ricchi di materiali innovativi, come metalli ed elementi rari, di grande interesse strategico. Risulta, quindi, necessario lo sviluppo di nuove tecnologie e metodi di indagine ed estrazione di risorse dal mare. D’altra parte, molte piattaforme offshore esistenti sono ormai arrivate al termine della loro fase produttiva, ed il loro smantellamento pone problemi tecnologici rilevanti, soprattutto relativamente alla salvaguardia degli ecosistemi marini.
Il workshop è stato coordinato dal prof. Maurizio Brocchini, Professore Ordinario di Idraulica presso l’Università
Politecnica delle Marche, e Piero Colautti, Project Engineer presso FINCANTIERI S.p.A.. L’organizzazione del
workshop è stata gestita dal prof. Gianluca Zitti, Ricercatore in Idraulica presso l’Università Politecnica delle Marche.
Dopo l’apertura, che ha visto i saluti del Presidente del Cluster Giovanni Caprino, Manager presso CETENA S.p.A, e la
presentazione di tutti i partecipanti e uditori, il Workshop si è svolto in due sessioni.

La prima sessione, relativa alle innovazioni tecnologiche per l’estrazione dal mare, si è aperta con l’intervento di
Giovanni Indiveri, direttore del Centro Integrated Systems for the Marine Environment (ISME) che, attraverso la
descrizione del progetto Europeo “Robotic subsea exploration technologies” ROBUST (2015 – 2020) ha mostrato le
potenzialità della robotica per l’identificazione di materiale estraibile e la mappatura 3D del fondale marino. I sistemi
robotici, infatti, riducono significativamente l’impatto ambientale delle procedure di individuazione ed estrazione,
ad esempio, dei noduli di manganese. Infatti, la recente moratoria internazionale relativa al deep-sea mining ha reso
determinante la minimizzazione dell’impatto ambientale dei sistemi di estrazione.
L’aspetto ambientale è stato approfondito negli interventi di Giuseppe Trinchera, dell’Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e di Marco Marcelli dell’Università della Tuscia. L’ISPRA fin dal 2000 elabora
apposite linee guida per i Piani di monitoraggio volti a verificare l’assenza di pericoli per gli ecosistemi acquatici,
generati dalle “acque di produzione” del processo di estrazione in piattaforme offshore, mentre un sistema – composto
da osservazioni innovative, modelli numerici, telerilevamento e sistemi informativi – è stato applicato lungo la costa
del Lazio dal Laboratorio di Oceanologia Sperimentale ed Ecologia Marina (LOSEM, Tuscia University) in collaborazione
con il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno
Settentrionale.
A conclusione della sessione, Gianni Scherl ha mostrato ai partecipanti l’interesse industriale di FINCANTIERI e SAIPEM
a promuovere lo sviluppo di un mercato del Deep Sea Mining, basato sull’innovazione sostenibile e sulla cooperazione
strategica dei due gruppi.

Nella seconda sessione del workshop si è discusso di possibili soluzioni per la gestione delle piattaforme offshore
esistenti, tra cui il decommissioning parziale, ovvero il loro riutilizzo per scopi più sostenibili e di minor impatto, come
l’estrazione di energia rinnovabile, l’acquacoltura, o lo stoccaggio di CO2 o gas naturale.

Di procedure di smantellamento delle piattaforme esistenti si sta occupando il CNR-INM che, a supporto di Technip
Italia, sta mettendo a punto un sistema innovativo per il trasporto e l’installazione dei topside dei jacket structure. A
riguardo, Daniele Dessi ha presentato un sistema basato sul barge di diversa lunghezza, che consente di rimuovere il
vincolo di reperire barge identici, riducendo tempi e i costi dell’operazione.
Nel frattempo, diversi centri di ricerca e gruppi universitari si stanno occupando di riuso delle piattaforme di estrazione
offshore per lo stoccaggio di gas (sia gas naturale, sia CO2, sia Idrogeno) nei giacimenti esauriti a mare. L’intervento
di Umberto Riccardi (Università degli Studi di Napoli) ha evidenziato come l’Italia vanta ottime competenze nello
screening geologico e geofisico di potenziali siti e nello sviluppo di metodi di modellazione di fluidi iniettati in rocce
serbatoio, necessarie per lo stoccaggio di gas in giacimenti parzialmente esauriti.
La crescente spinta verso fonti di energia rinnovabili sta favorendo lo sviluppo di sistemi di generazione elettrica
offshore, con tutte le difficoltà che ne derivano (trasporto, interfacciamento con la rete). Tali difficoltà possono
essere attenuate utilizzando l’energia prodotta per la produzione di idrogeno che a sua volta può essere convertito
in combustibili liquidi mediante processi carbon-neutral basati sull’utilizzo della CO2 da processi di cattura. Di questi
sistemi ha parlato Valerio Cozzani (Università di Bologna), evidenziando come sistemi di questo tipo possono
essere interfacciati efficacemente allo stoccaggio sotterraneo in siti offshore sia di CO2, sia di miscele di idrogeno e
gas naturale. Sempre in relazione allo stoccaggio sotterraneo della CO2, Francesca Verga (Politecnico di Torino) ha
presentato le attività del centro di competenza SEASTAR, istituito da MISE a Torino in collaborazione con il Politecnico
di Torino e l’Istituto Italiano di Tecnologia nel 2018, che dispone di laboratori per studi rivolti all’utilizzo di giacimenti
esauriti e di piattaforme dismesse per effettuare tale stoccaggio anche in Italia.
Anche l’anima industriale del Cluster ha mostrato il suo interesse per un riuso delle piattaforme offshore orientato alla
tutela ambientale e contestualizzato nello scenario di cambiamento climatico. Le presentazioni di Natalia Pierozzi
ed Elvira Aloigi hanno infatti indicato come strategico il riuso degli asset offshore Saipem, rispetto sia alla Offshore
Carbon Capture che alla Offshore Green Hydrogen Production & Storage. Tali attività possono contribuire alla sviluppo
di condizioni carbon-neutral o addirittura carbon-negative.

In conclusione, come ha evidenziato Monia Renzi (Bioscience Research Center) nella sua presentazione, una
pianificazione ottimale dello sfruttamento delle risorse abiotiche del nostro mare deve necessariamente includere
valutazioni relative a possibili effetti del cambiamento globale su medio-lungo periodo. Questo consentirebbe una
progettazione di infrastrutture e interventi in grado di fronteggiare meglio le possibili conseguenze del global change,
avvalendosi di una stima costi-benefici delle azioni di sfruttamento che non si basi solo sulla situazione attuale, ma
che includa diversi scenari futuri. Il dibattito sviluppato all’interno del workshop indica chiaramente che il settore delle
risorse abiotiche marine avrà notevoli margini di sviluppo se i suoi importanti asset e competenze saranno indirizzati a
favorire la transizione verso risorse rinnovabili e alla salvaguardia dell’ambiente.

E’ possibile leggere tutta la NEWSLETTER SPECIAL ISSUE 1/2022 a questo link -> https://bit.ly/3ER6zhD

risorse abiotiche marine
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